Il Mammut

Sito archeologico

Pignataro Interamna: l’interesse nazionale e internazionale per il sito fossilifero

Descrizione

BIBLIOGRAFIA di Giorgio F., 2015. Pignataro Interamna – Pleistocene: l’era dei mammut nella valle del Liri. Studi Cassinati, 4: 243­262. Fonte https://www.cdsconlus.it/index.php/2016/09/09/pleistocene-lera-dei-mammut-nella-valle-del-liri/

Pignataro Interamna: l’interesse nazionale e internazionale per il sito fossilifero A Pignataro Interamna i primi ritrovamenti di fossili risalgono alla fine del ‘700. Quindi nel 1816 venne localizzato un reperto fossile abbastanza significativo. Fu subito recuperato e consegnato, con la mediazione del sindaco dell’epoca, Benedetto Giovannone, alla Badia di Montecassino.

Destinazioni diverse ebbero i fossili recuperati successivamente. Una tibia incompleta di Elephas, rinvenuta nel 1894 dal capitano medico dott. Giacomo Lucciola dentro l’argilla sul declivio di una collinetta, a un metro di profondità, e da lui donata al Museo geologico dell’Università di Roma, fu illustrata tre anni più tardi, dal paleontologo De Angelis d’Ossat.

Nel maggio 1926 si ebbe, sempre a Pignataro, la «scoperta del secolo» – come fu definita all’epoca. Infatti in un giacimento pleistocenico, che già era stato oggetto di diversi ritrovamenti fossili, fu rinvenuto un esemplare «di mastodonte» poi identificato dagli scienziati come un individuo della specie di elephas antiquus Falconer. L’aspetto più importante era dato dal fatto che era un fossile tra i meglio conservati in quanto giunto fino a noi nella sua interezza, quindi suscettibile di poter essere studiato approfonditamente.

Il ritrovamento fossile di Pignataro Interamna ebbe grande eco sulla stampa nazionale e internazionale. Le emozioni e le curiosità alimentarono un lungo pellegrinaggio sul luogo del felice rinvenimento fossile.

Tra i tanti giornali che documentarono quell’importante fatto di cronaca, ma soprattutto di scienza, vi fu «Il Mattino» di Napoli che ne rese testimonianza in un resoconto del 31 maggio 1926. L’articolo che, come è facile intuire, precede gli studi scientifici effettuati successivamente da eminenti studiosi, fu stilato dal giornalista Antonio Procida: «La notizia del rinvenimento in Terra di Lavoro di un fossile di enormi dimensioni ha in breve volgere di tempo fatto il giro del mondo: e il modesto Comune di Pignataro Interamna ha conquistato quella celebrità che era lungi dall’aspettarsi. I ritrovamenti paleontologici, qui nel Mezzogiorno pur essendo frequentissimi e di somma importanza scientifica non hanno mai interessato se non gli studiosi: ciò si spiega col fatto che i fossili custoditi nei nostri terreni e rivelatesi dopo centinaia di migliaia di secoli, non presentavano affatto quei caratteri esteriori di spettacolarità che sogliono agire sulla fantasia e sulla curiosità delle folle. Il fossile di Pignataro Interamna è, invece, venuto alla luce con tutta l’imponenza della sua mole mastodontica e per aver atterrito e stupito quei bravi contadini che han turbato il suo riposo che data da qualche centinaio di migliaia di anni – si è attirato d’intorno la morbosa curiosità del pubblico l’interesse degli studiosi, i rigori protettivi della legge, le cupidigie degli speculatori i quali offrono già ingenti somme per acquistare il fossile ritenendo di poterlo rivendere con largo margine di utile.

Il ritrovamento – come di solito accade anche per i tesori di archeologia – è avvenuto per puro caso. Il podere dista, da Pignataro, di un centinaio di metri; e da Cassino sette Km. Il podere – contrada Fontanarosa – è di proprietà di certo Saverio Tiseo, un colono sui 55 anni. E’ una terra di natura argillosa, quindi ricca di acque sorgive. Un lato del podere veniva da qualche tempo sfruttato come cava: terreno da costruzioni per essere frammisto alla calce. Il Tiseo, la moglie Annamaria e le due figliole Bettina e Clelia curavano questo commercio che rendeva loro abbastanza. Il 19 c.m. poco prima del tramonto le due ragazze zappavano ad una decina di metri di profondità ( 9 metri e 50 per essere precisi) allorché avvertirono una strana resistenza sotto la zappa. Il vecchio Tiseo – che a quanto si narra aveva sempre nutrito vaghe speranze di rinvenire tesori nascosti – ebbe subito l’intuito che qualcosa di singolare era per rivelarsi. E prese a lavorare con cautela ma con raddoppiata lena. Dopo qualche ora egli riuscì a mettere allo scoperto un grosso masso liscio e scuro come l’ardesia, ma stranamente modellato: sembrava pietra lavorata rozzamente. Continuò nel suo lavoro e venne fuori qualcosa che assomigliava ad una spaventosa e gigantesca testa. Poco dopo spuntavano due specie di sottili colonne marmoree ricurve, che furono battezzate per corna. Intontito e terrorizzato il Tiseo corse dal Brigadiere Saviano comandante la Stazione dei Carabinieri di Pignataro Interamna il quale – controllato il ritrovamento – avvertì la Tenenza di Pontecorvo e il Podestà locale, dott. Vincenzo Tomassi.

Gli scavi vennero sospesi sin da quella sera e sin da quella sera venne avvertita la Sovraintendenza. Ma sino a tutt’oggi nessun rappresentante del Ministero della Pubblica Istruzione si è ancora recato sopra il luogo. Onde si ignora – data la sospensione rigorosa degli scavi – se il resto dello scheletro sia rinvenibile e se sarà rinvenuto nelle stesse condizioni di perfetta conservazione che si osservano per la testa.

Le dimensioni. La testa emerge tutta dal terreno: è in posizione normale con le zanne protese orizzontalmente. L’osso frontale misura 70 cm di larghezza. La distanza fra le zanne è di 56 cm. La lunghezza delle ossa facciali dal muso alla sommità del cranio è di m.1,43. La circonferenza del cranio è di circa 3 metri. Le zanne – che hanno una circonferenza di 50 cm. – sono lunghe ben 2,20 m. Quella sinistra si è spezzata a 70 cm. dalla base; l’altro troncone è però conservato dal Tiseo. La lunghezza dell’osso orbitale all’attacco delle zanne è di 90 cm.

Perché è un mastodonte. Che sia un mammifero e, fra questi, un Proboscidato, è fuor di discussione: la mancanza di canini e invece la presenza del paio di incisivi sviluppati faticosamente (2,20 m., come abbiamo visto) costituiscono i caratteri salienti dei Proboscidati. In quanto ai molari nulla ci è stato possibile constatare perché non è dato rimuovere il fossile. Potrebbe trattarsi quindi di un Dinoterio, di un Mastodonte, di un Elefante primitivo, o di un Mammuth. Ma solo il Mastodonte ha proporzioni maggiori e ha le zanne poco ricurve, quasi dritte, come queste del fossile in questione. Un Mammuth avrebbe zanne lunghe 4 m. almeno e un po’ più ricurve.

Modalità di accesso

Pubblico

Dove

Il Mammut

Via Fontana Rosa 03040 - Pignataro Interamna, FR

Ultimo aggiornamento: 13 Gen 2024, 11:57

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